Il Giornale di Napoli

Marijuana e cannabis light: le differenze, non solo per la legge

Non bisogna fare di tutta l’erba un fascio: è proprio il caso di dirlo, specialmente quando il proprio obiettivo è quello di fare chiarezza sul mondo della cannabis (più ampio e articolato di quanto in realtà un profano possa pensare). Esistono delle profonde differenze tra una varietà e l’altra di erba ma, senza voler pretendere di sviscerare una questione tanto delicata e controversa, è possibile farsi almeno una prima idea di ciò che si intende per marijuana e cannabis (light).

Una questione di chimica

Si sente parlare spesso di marijuana e cannabis light, ma non tutti sanno che esistono delle differenze tra le due tipologie di piante. Ovviamente, alcune di queste riguardano espressamente la volontà del legislatore di distinguere una varietà di cannabis legale (più leggera e, dunque, light) da una illegale. Il legislatore italiano ha colto una differenza nella composizione chimica delle diverse varietà di cannabis esistenti, basandosi specialmente su due molecole, note come CBD

e THC.

Iniziando dal THC, con questo si intende il tetraidrocannabinolo, un composto psicoattivo che permette all’utilizzatore di raggiungere quella dimensione di “sballo”, nonché di sviluppare talvolta anche una dipendenza. Il CBD, invece, è il cannabidiolo, che non funziona come un elemento psicoattivo e, dunque, non altera le funzioni cerebrali del consumatore (a differenza del THC).

La distinzione nella legislazione italiana

Data dunque l’importante differenza tra il THC e il CBD (il primo, psicoattivo; il secondo, invece, più rilassante e considerato inoffensivo), il legislatore italiano si è espresso su una distinzione all’interno del mondo della marijuana, che viene appunto distinta dalla cannabis light (legalizzata).

Allo stato attuale delle cose, la legge italiana prevede che la cannabis possa essere adoperata a scopo medico o, in alternativa, posseduta in quantità non superiori ai 5 grammi. Si fa riferimento, come è ovvio, alla sola cannabis light, ossia a quelle particolari varietà di erba di canapa che hanno quantità di THC minime (in concentrazione inferiore allo 0,2%, con un range di tolleranza massimo fino allo 0,6%) e che, al contrario, raggiungono concentrazioni più alte di CBD.

Queste percentuali di THC sono calcolate su un quantitativo totale di pianta a secco, e i valori tollerati dal legislatore variano da Paese a Paese. In Italia, come visto, ci si muove tra lo 0,2% e lo 0,6%, anche se esistono controversie notevoli circa la quantità di THC capace di scatenare effetti davvero psicotropi. Non esistono limiti legislativi, invece, legati alla molecola di CBD, ma le concentrazioni di cannabidiolo, solitamente, non superano il 18%, anche nei casi della migliore cannabis light prodotta in Italia

.

L’apertura del legislatore alle droghe leggere quali la marijuana light e agli altri trinciati e derivati della canapa leggera, inoltre, si rivela essenziale nella lotta alla criminalità e al traffico illegale di marijuana di dubbia origine e dagli effetti imprevisti. La legalizzazione della cannabis ad alto contenuto di CBD, dunque, ha portato a un grande vantaggio e a una maggiore sicurezza per consumatori abituali o anche solo occasionali.

I diversi effetti della marijuana

A conti fatti, quello che molti temono è la sensazione di eccessiva euforia che potrebbe essere innescata dal consumo di marijuana. A questo dato, si somma anche il rischio di sviluppare un’autentica dipendenza dalla sostanza. In realtà, il rischio non è generalizzato: questo, infatti, si lega più che altro al consumo di marijuana ad alta concentrazione di tetraidrocannabinolo THC, una sostanza psicoattiva capace di generare quell’effetto high, sballante, che stimola parecchio il cervello del consumatore e che – lo si voglia ammettere o no – ha decretato il successo della marijuana a scopo ricreativo.

Dall’altra parte, invece, il cannabidiolo CBD, ha degli effetti particolarmente rilassanti, che innescano sensazioni più gradevoli, senza tuttavia alterare le normali funzioni cerebrali del consumatore. La presenza combinata di THC e CBD, d’altro canto, si rivela essenziale per dare alla cannabis light delle proprietà terapeutiche dalle possibili applicazioni in ambito medico. Il CBD, in ogni caso, riesce a bilanciare bene anche quelle reazioni, innescate dal THC, che solitamente possono allarmare il consumatore, quali alterazione del battito cardiaco, della respirazione e della temperatura; inoltre, la funzione analgesica e antidolorifica della cannabis light si rivela sempre più degna di interesse in una grande molteplicità di ambiti.

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